Buon compleanno, Dalai Lama. Un’intervista a Rainews24 del 2001

In occasione dell’ottantasettesimo compleanno di Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, le Teche Rai hanno riproposto, il 6 luglio del 2022, un’intervista che ho avuto l’onore e il piacere di realizzare per Incontri di Rainews24 nel novembre 2001 nella sede del centro buddhista di Pomaia, in provincia di Pisa, insieme al collega Stefano Curone di Tv7.

 

Era il suo primo intervento dopo l’11settembre, l’incontro pubblico di Cecina, nell’ambito di un ritiro di quattro giorni, ed era molto atteso da tutta la stampa italiana. In quell’occasione il Dalai Lama parlò, tra l’altro, dei fondamentalismi religiosi e del rapporto tra leadership politica, responsabilità e spiritualità.

Fondamentalmente – disse fra l’altro in risposta alla mia prima domanda sui ‘molti uomini di governo che si credono il centro del mondo’ – ogni persona pensa di essere più importante e spesso ritiene che la propria opinione sia quella giusta, assolutamente quella giusta […] Ma poi un altro fattore importante, credo, è l’autodisciplina spirituale e l’autoanalisi. E di queste, credo che i politici e i leader ne dovrebbero avere di più. I valori spirituali sono importanti. Se la persona ha un qualche valore spirituale, allora può esaminare se stessa e, a volte, anche praticare l’autodisciplina.

Il testo integrale dell’intervista si può leggere sul sito delle Teche Rai, sulla stessa pagina del video, e consiglio di leggerlo, anche per la sua attualità.
Mi piace qui invece ricordare ai miei quattro lettori la potente emozione di trovarmi di fronte a un maestro spirituale di questo genere. Curavo la rubrica Incontri di Rainews da meno di un anno, il programma si era già affermato come un appuntamento fisso con sguardi sul mondo di grandi scrittori, e non solo. In ogni caso mi riferivo sempre ai loro testi e nell’arco di una sola stagione avevo già avuto l’onore di incontrare altri  quattro Premi Nobel: José Saramago, Rita Levi-Montalcini, Rigoberta Menchù, Michail Gorbaciov, che all’ultimo momento annullò l’intervista per ritardo sui tempi previsti e deviammo sulla ripresa e riproposizione del suo intervento pubblico a Roma.

Ovviamente il Dalai Lama era tutta un’altra cosa, anche di fronte a tutti loro. Il mio cuore andava a mille (“oddio, ma questa cosa sta capitando proprio a me?”), ma la sua gentilezza innata e il sorriso aperto fecero da viatico per l’incontro, come una meditazione di un’ora. Cominciò Stefano Curone, poi toccò a me. Avevo preparato poche domande essenziali, il suo tempo a disposizione era in tutto di 20-25 minuti. Quello che più mi colpì, però, non fu tanto il contenuto delle sue risposte, ma la felicità, la gioia che il Dalai Lama sa trasmettere a chiunque gli sia vicino. Nel testo dell’intervista ho voluto sottolineare più volte, tra parentesi…”ride”, come del resto aveva già fatto nell’incontro pubblico a Cecina davanti a un palazzetto dello sport gremito.
La sua risata esplode quando meno te l’aspetti, persino nel pieno di momenti formalmente rituali. Più che essere contagiosa…spiazza, fateci caso nell’ascoltare e vedere l’intervista. E rende tutto più semplice, leggero, meno drammatico.

Nel libro Un filo di voci. Trentadue scrittori dal mondo, presentando l’intervista ad Azar Nafisi, autrice di Leggere Lolita a Teheran ho ricostruito così, a memoria, le interviste in cui mi ero ritrovato di fronte a risate aperte, sincere, belle:
Nel trascrivere l’intervista ad Alda Meriniho conservato esplicitamente, tra doverose parentesi quadre, la dizione “ride”, perché la risata spontanea è una parte importante dell’espressione vocale e dello stesso dialogo. La risata, all’interno di un’intervista come di un dialogo, crea un senso di leggerezza e genuinità, è un contrappunto gioioso alla parola, mette di (e manifesta) buon umore. Nei dieci anni di interviste a scrittori quest’esperienza di risate improvvise, spontanee, gioiose, mi è capitata poche volte: con lo scrittore ivoriano Ahmadou Kourouma, quando scoprì che avevo letto un suo libro del 1964, con il Dalai Lama, peraltro capace di ridere all’improvviso anche nel mezzo di rituali sacri, con Tiziano Terzani, Dario Fo e con Alda Merini. Forse non è un caso che fossero tutti in età avanzata. Generalmente questo atteggiamento è caratteristico di (pochi) “vecchi saggi”, capaci di reagire in modo schietto e naturale a un pensiero o a una domanda, prima ancora di elaborare la risposta razionale.
Non me lo sarei aspettato invece da una scrittrice ben più giovane, come Azar Nafisi (cinquantacinque anni, quando la incontrai, nel 2004)….”

E ora potete passare al video e al testo integrale dell’intervista. Ma non chiedetemi, vi prego, perché il Dalai Lama non è entrato a far parte dei trentadue scrittori prescelti per il percorso. Risponderei semplicemente con una sana, aperta e gioiosa risata.   (l.m.)

P.S. (ma qualcosa in più di un Post Scriptum…) Riincontrai il Dalai Lama cinque anni dopo, quando all’Università Roma Tre gli fu assegnata la Laura honoris causa in biologia e tenne la sua lectio magistralis, cui si arriva dal prezioso sito delle Teche, nel programma Incontri. In quell’occasione, con la sua proverbiale gentilezza, Tenzin Gyatso aderì a una mia richiesta: permise alla nostra troupe di riprendere il momento della sua vestizione con la toga e il tocco. Una piccola chicca in più, che si aggiunge alla bella, interessante lezione, da non perdere.

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Città Isaura

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