Daniele Masala: il respiro della vittoria

” ‘Il respiro mi respira!’.
Era questo il mantra che ripetevamo durante le sedute tenute con lo psicologo della squadra nazionale di pentathlon moderno. Gli appuntamenti, bi/tri settimanali, avevano lo scopo di renderci più autonomi e forti, soprattutto nella gestione dei momenti di grande intensità emotiva dovuta alle competizioni importanti, dove non si può sbagliare. Si, perché non è sufficiente essere il migliore, bisogna dimostrarlo proprio in quel giorno, quando tutto si concentra, quando tutti si aspettano il grande risultato e non c’è un’altra opportunità per rifarsi.”

Chi scrive, cominciando così il capitolo de Il senso del respiro che abbiamo intitolato “Il respiro della vittoria”, è Daniele Masala, olimpionico individuale e a squadre di pentathlon modernonel 1984 a Los Angeles, due anni dopo aver vinto il titolo mondiale. Oltre cento volte in maglia azzurra, dieci volte campione italiano assoluto, un palmares impossibile da riassumere in poche righe (per consultarlo si può andare sul suo bel sito ufficiale danielemasala.it). Quando si è trattato di scegliere quali sportivi coinvolgere nel nostro volume edito da Castelvecchi, ci è subito venuto in mente che ogni sport ha una forma di respirazione diversa: sport aerobici e anaerobici, sport di durata, sport di contatto, ecc. ecc. Qualunque scelta sarebbe stata parziale, oppure avremmo dovuto dedicare molti capitoli ad altrettanti atleti. A meno che… Ecco, a meno di scegliere un atleta che conoscesse da vicino, al meglio, più discipline sportive. Nessuna scelta, possiamo dirlo a ragione dopo aver ospitato lo scritto di Masala, poteva essere migliore: far raccontare a chi ha scelto una disciplina composta da più sport e si è espresso ai massimi livelli. Daniele ha accettato volentieri la sfida e si è lasciato raccontare. A lui, come agli altri autori, abbiamo suggerito di “lasciar raccontare il proprio respiro” e lui ha scritto “col cuore” (come ci ha detto al momento della consegna del testo), scegliendo di raccontare la sua vittoria olimpica.
Richiamando a più riprese, questa volta come un mantra narrativo, la formula “Il respiro mi respira” nel suo testo ci accompagna, dopo un’introduzione che attraversa i temi della nascita, dell’introspezione mente-corpo e accorte citazioni bibliche, alla sua esperienza diretta, narrata al presente, prendendo per mano il lettore e accompagnandolo dentro la gara:

” ‘Il respiro mi respira!’.
Sono in gara. Ci sono migliaia di spettatori sui palchi e qualche altro milione che mi segue in diretta da casa. Sono il favorito e non posso sbagliare. Devo rimanere concentrato perché anche una piccola distrazione può essere fatale. Mi accorgo che ho le spalle contratte: un bel respiro e, con l’aria, butto fuori anche la tensione.
Il riscaldamento è finito e tocca a me. Il cavallo (sorteggiato soltanto venti minuti prima di affrontare il percorso) ha risposto bene ai comandi e mi ci sento ben affiatato. Riempio bene i polmoni … soffiando contemporaneamente fuori aria e la “Nikefobia”, entro finalmente in scena.” 

Il percorso a ostacoli di equitazione,  la scherma (dieci ore di assalti con la spada), 200 metri di nuoto nella terza giornata, il giorno decisivo con la gara di tiro con la pistola e la corsa di 4.000 metri in cui il primo in classifica (e Daniele lo era) parte davanti a tutti, gli altri staccati di tanti secondi corrispondenti ai punti di svantaggio. Daniele racconta la sua gara, comprese le tre notti fra un giorno e l’altro di competizione, dal punto di vista del respiro, diverso in ognuna delle cinque discipline. Anche se sappiamo a priori come andrà a finire, il suo racconto tiene in sospeso il respiro del lettore, sembra quasi scritto da un esperto di thrilling. Non si avverte, leggendolo, che siano passati quasi quarant’anni da quelle giornate di gloria. La memoria degli atleti è stupefacente, il racconto delle loro imprese ha sempre il sapore del presente. E, per chi legge, è un vero dono: da un lato perché ci porta nel cuore di una gara olimpica, con tanto di vittoria, dall’altro perché è un esempio lampante di quanto possiamo collegarci a noi stessi, alla nostra memoria vitale, lasciando raccontare il nostro respiro.
Rimandiamo dunque al libro Il senso del respiro per gioire di questo racconto, ma anche al sito di Daniele Masala, che si diletta anche di scrivere aforismi, come questo:

“La vittoria è la conseguenza di un comportamento quotidiano. Qualcuno lo chiama allenamento, ma allenamento è anche quando non ci si allena. Cioè avere un corretto stile di vita e un atteggiamento positivo per raggiungere grandi risultati”.

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Città Isaura

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