Il respiro della Natura di Chuang Tzu

Una poesia di Chuang Tzu, vissuto in Cina (IV secolo a.C.) è la Gemma d’autore prodotta con la Federparchi, letta da Stefano Nazzaro con immagini del Parco Nazionale del Gran Paradiso. (il testo dopo il video)

La poesia è parte del libro di Thomas Merton La via semplice di Chuang Tzu, edizioni Paoline, 2015, trad. Adria Marconi-Pedrazzi.

Quando Madre Natura sospira,
sentiamo i venti che,
senza far rumore,
ridestano voci nelle altre creature,
soffiando su di loro.
Da ogni fenditura
riecheggiano voci sonore.
Non hai udito questo sovrapporsi di toni?

Si affaccia il bosco
sul pendio ripido della montagna:
vecchi alberi pieni di buchi di crepe
che sembrano grugni, fauci ed orecchie,
a forma di nicchie e di ampolle,
solchi scavati nel legno,
cavità riempite dall’acqua:
si sente mugghiare e ruggire, sibilare,
risuonano grida di comando, brontolii,
cupi ronzii, flauti malinconici.
Un richiamo fa eco all’altro
come un dialogo.
Le brezze delicate intonano timide,
le raffiche violente esplodono con fragore.
Poi il vento si placa.
Dalle fenditure emana l’ultimo suono.
Non ti sei accorto come allora
tutto trema e poi si acquieta?

Yu rispose: “Capisco:
la musica della terra
risuona attraverso mille fori.
La musica dell’uomo
nasce dai flauti e dagli altri strumenti.
Che cosa produce la musica del cielo?

Il maestro Ki disse:
“Qualche cosa soffia su mille buchi diversi.
Dietro vi sta una grande potenza
che fa cessare i suoni.
Qual è questa potenza?”

Città Isaura

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