Stefano Lamorgese

Nato strabico, fu operato a 10 anni da un oculista distratto e rimase tale. Prima dell’intervento il suo occhio destro guardava un po’ troppo verso il naso; dopo, al contrario, cercava pigramente di guardare l’orecchio. Si accorse della persistenza del “difetto” guardandosi nello specchio dell’ascensore, mentre usciva per andare a scuola. Ne rimase spaventato e affascinato; i suoi occhi non convergevano: il destro se ne andava per conto suo, mentre il sinistro puntava dritto sull’oggetto dell’attenzione. Dove andasse a parare il suo occhio destro, non lo sapeva allora e non lo sa tuttora. Il fatto è che con l’occhio sinistro ha imparato a fare tutto quello che si chiede a un occhio: leggere, guardare, osservare, scrutare, fare l’occhiolino. Col destro – invece – non sa leggere; non sa guidare l’automobile; e percepisce i colori in modo alterato: il verde dei prati è sempre diverso da come glielo descrivono gli altri (d’accordo con l’occhio sinistro); in più: l’occhio destro è meno sensibile alla luce che ferisce chi ha gli occhi chiari. E i suoi sono verdi (della stessa tonalità).
La disarmonia visiva – niente sinossi, tridimensionalità incerta – è diventata la cifra della sua vita: sposato con una donna che ama, non ci convive. Vive proiezioni mecenatesche, ma è povero. Fa il giornalista per Report (Rai3), insegna (sociologia del pubblico dei musei, addirittura!) all’Università di Ferrara e ha anche scritto un libro (“I signori di Roma”, NewtonCompton, 2015); ma sempre pensando ad altro. Soprattutto a come versare il vino nel bicchiere senza sporcare la tovaglia.

Città Isaura

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