TIZIANO TERZANI

Giornalista e scrittore, ma soprattutto “esploratore dell’esistenza” come ama definirlo la moglie Angela. Nato a Firenze il 14 settembre 1938 è vissuto poco meno di 66 anni, fino al 28 luglio 2004, quando ha “lasciato il corpo” all’Orsigna, il buen retiro nelle montagne del pistoiese che frequentava dall’età di 19 anni.

Una vita raccontata al figlio

Per conoscere la sua vita si può leggere La fine è il mio inizio (2006), in cui lui stesso si racconta al figlio Folco. Dall’infanzia vissuta a Monticelli, quartiere popolare alla periferia di Firenze, agli studi liceali al posto vinto alla Normale di Pisa, dove scelse la facoltà di legge perché “ero povero e volevo difendere i poveri contro i ricchi”.
Il suo primo cartellino di “giornalista” l’aveva avuto a quindici anni, quando seguiva le corse ciclistiche sulla Vespa del nonno. A 19 anni conosce Angela Staude, che sarebbe diventata sua moglie: fiorentina di origini tedesche, il padre pittore, la madre architetto. Dal matrimonio (1962) nasceranno Folco (New York, 1969) e Saskia (Firenze, 1971)

Dall’Olivetti alla Columbia University

Dopo la laurea è assunto dall’Olivetti, per reclutare nuovi laureati per le consociate estere. Viaggia in tutta Europa e, da una trasferta in Sud Africa, manda il suo primo articolo all’Astrolabio sull’apartheid. Dopo cinque anni di “venditore di macchine da scrivere”, una borsa di studio lo porta negli Usa, dove segue il corso in Affari internazionali alla Columbia University, per trasferirsi poi in California a studiare cinese.

La passione per l’Asia e per la Cina

Gli interessa la Cina e tutta l’Asia e, non trovando giornali italiani interessati ad avere un corrispondente, ci riesce con il settimanale tedesco Der Spiegel, con cui collabora per 25 anni. Inviato di guerra in Vietnam (e “riconosciuto” da L’Espresso prima, da La repubblica poi, per cui scrisse per molti anni) è tra i pochi testimoni della conquista di Saigon da parte dei vietcong. Dal 1973 comincia a integrare le sue corrispondenze coi giornali, con la scrittura di libri (sul Vietnam scrive Pelle di leopardo e Giaiphong). Risiede a Singapore e a Hong Kong, prima di coronare il sogno di vivere a Pechino, realizzato per quattro anni fino all’espulsione come “indesiderato” (l’esperienza cinese è narrata in La porta proibita).

Il Giappone, la Thailandia, l’Urss

Viaggia per tutta l’Asia, stabilendosi prima in Giappone (1985-1990), Paese in cui matura una forte depressione, poi in Thailandia e infine in India. Nel 1988 lascia la collaborazione a La Repubblica per il Corriere della sera. Testimone diretto del disfacimento dell’Unione sovietica, nel 1991, percorre nove repubbliche sovietiche fino a Mosca lasciandone traccia in Buonanotte signor Lenin. Nel 1993 viaggia per l’Asia senza mai prendere un aereo cogliendo la buona occasione di una profezia di un indovino. Un indovino mi disse segna il passaggio della sua scrittura dall’interesse per il “visibile” a quello per “il mistero”, quell’invisibile che permea la cultura orientale. Lascia il mestiere di giornalista nel 1996.

L’Himalaya e il ritorno a casa

Il cancro che gli viene diagnosticato nel 1997 lo riconduce verso la ricerca interiore e la scelta di ritrovare una pacificazione interiore in India, in un isolamento in una baita sull’Himalaya, con rare puntate verso la sua Firenze e l’Orsigna. Sarà “inviato” dentro se stesso e la sua malattia con Un altro giro di giostra, un altro esempio di come un’esperienza personale può diventare universale. L’attentato alle Torri gemelle dell’11 settembre lo riporterà all’impegno sociale, di presenza attiva sui temi della pace (Lettere contro la guerra).

Il mio incontro con Tiziano

Sono stato da sempre suo lettore, fin da quando al liceo seguivo le corrispondenze dal Vietnam sul settimanale formato lenzuolo che era L’espresso. Ricordai quest’esperienza solo decenni dopo, vedendo una foto di un suo articolo d’epoca. Fui colpito, nel ’96, dalla lettura di Un indovino mi disse. Lui aveva sempre viaggiato per il mondo, io tra i libri, ma vedevo analogie nel percorso dal razionalismo di tipo illuministico all’attenzione al mondo spirituale. Il nostro incontro avvenne a fine febbraio 2002, quando andai a intervistarlo a Firenze dopo le Lettere contro la guerra. Fu subito intesa e sintonia, al di là del “lavoro”. Restammo in contatto fino alla fine. E quando la famiglia mise a mia disposizione l’audio e i pochi video del dialogo padre-figlio, mi immersi per sei mesi, con l’amico fraterno Paolo Aleotti, nell’ascolto della sua voce e nella scelta delle frasi e delle sequenze essenziali perché lui stesso continuasse a raccontarsi. Ne uscì il documentario Rai “Tutti i colori di una vita: Tiziano Terzani si racconta”, esperienza di vita per me indimenticabile.

I materiali delle Teche Rai a nostra disposizione sono l’intervista del 27 febbraio 2002, l’ultimo incontro pubblico al Festivaletteratura di Mantova (settembre 2002) e la sintesi di Un altro giro di giostra.

http://www.tizianoterzani.com/

https://www.facebook.com/TizianoTerzaniOfficial/

Città Isaura

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