I miracoli di ogni giorno secondo Walt Whitman

A quanti miracoli assistiamo ogni giorno senza esserne coscienti? E quanto un’affermazione del genere tendiamo a classificarla (e liquidarla) come “New Age”? (il testo segue dopo il video)

Chissà cosa succederà quando riscopriremo in prima persona tutto quello che prima era quotidiano e “normale” e tra un po’ lo ridiventerà: un incontro, un abbraccio, un sorriso senza mascherina, una passeggiata all’aria aperta. In attesa di tutto questo, ascoltiamo, dalla voce di Leana Palmieri, questa poesia di Walt Whitman pubblicata nel 1855, nel giorno dell’Indipendenza, decisamente classificabile come “Old Age” o forse semplicemente al di fuori e al di là del tempo.

Perché la gente fa tanto caso ai miracoli ?
Per quanto mi riguarda io non conosco altro che miracoli,
sia che passeggi per le vie di Manhattan,
o levi il mio sguardo sopra i tetti, verso il cielo,
o sguazzi coi piedi nudi lungo la spiaggia, proprio sul filo dell’acqua,
o mi fermi sotto gli alberi, nei boschi,
o parli, di giorno, con chi amo, o dorma, di notte, accanto a chi amo,
o sieda a pranzare a un tavolo insieme ad altri,
o getti uno sguardo agli estranei che viaggiano in tram di fronte a me,
o spii le api che nei pomeriggi d’estate si affaccendano intorno all’alveare,
o gli animali al pascolo nei campi,
o gli uccelli, o gli straordinari insetti dell’aria,
la meraviglia del tramonto, le stelle che brillano placide e luminose,
o la delicata sottile curva della luna nuova in aprile;
queste cose, e le altre, una e tutte, sono miracoli per me,
a tutto si riferiscono anche se ognuna è distinta dalle altre,
e al suo posto.

E’ un miracolo per me ogni ora di luce e di buio,
è un miracolo ogni centimetro cubo di spazio,
ogni metro della superficie terrestre è impregnato di miracolo,
formicola di miracoli ogni centimetro del sottosuolo.

Il mare è per me un miracolo senza fine,
i pesci che nuotano – gli scogli – il moto delle onde –
le navi che portano gli uomini,
quali i miracoli più strani di questi?

 

La poesia appartiene alla più nota raccolta di Walt Whitman, Foglie d’erba, Feltrinelli, UE, 2015, trad. Alessandro Ceni

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Città Isaura

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