L’acqua. Là dove il respiro si vede. Bruno Rizzato racconta

«Cinque minuti…!!!”»
Sulla barca una voce imperiosa rompe il silenzio.È quasi un urlo, a sovrastare il discreto operare dei sub intenti nei meticolosi preparativi prima della discesa in acqua. La stessa voce più sommessamente continua a scandire il tempo degli ultimi minuti del countdown.


«Quattro minuti…»
La barca è quella di Alfredo Guglielmi detto “Il Corsaro” e la voce è quella di Pompacqua, per gli amici, per l’anagrafe Gianfranco Carletti. Il conto alla rovescia è iniziato trenta minuti prima. Al tempo stabilito ogni sub parte dalla superficie e scende in profondità, alla quota a lui assegnata per l’assistenza.
«Tre minuti…»
Tocca a me. Un ultimo respiro di aria “buona” in superficie, svuoto il gav e comincio a scendere.

Inizia così, come per creare un clima di suspence, il capitolo scritto da Bruno Rizzato per Il senso del respiro dal titolo “L’acqua, là dove il respiro si vede”. Bruno Rizzato ricorda così il giorno in cui Jacques Mayol, nelle acque dell’isola d’Elba, all’età di cinquantasei anni, stabilì, scendendo alla profondità di centocinque metri, l’ultimo dei suoi numerosi primati mondiali di discesa in apnea. Era il 1983. Rizzato, subacqueo da sempre, ha seguito e documentato per venticinque anni, con fotografie e riprese, le avventure e i record dell’amico Jacques, affascinato dal rapporto spontaneo che aveva con le creature del mare e dalla sua filosofia di vita, sempre a contatto con la natura.
Nel tornare a questo ricordo, nell’osservare quegli attimi rimasti ben fissi nella memoria, Rizzato ha modo di indagare, come non aveva mai fatto prima, “sul perché di questo momento di apnea, di non respiro non programmato ogni volta che mi preparavo a scattare. Era fuori luogo anche per le regole di sicurezza dell‘immersione con le bombole. Ripensandoci ora, sono certo che a lavorare per me fosse nuovamente l’inconscio. Se avessi continuato con il respiro avrei sicuramente sporcato con le bolle l’inquadratura verso l’alto di Jacques che scendeva. Essere senza respiro in quel momento rappresentava anche, immaginavo fra me e me, una solidarietà psicologica nei suoi confronti, uno sforzo per la causa…
Ecco, il pensiero che le bolle d’aria nell’acqua, quelle parti visibili di respiro, possano “sporcare l’inquadratura” raccontano meglio di ogni altra descrizione la sensibilità di Rizzato, che nel preparare la sua piccola nota biografica (ogni autore ha scritto la sua, in fondo a ogni capitolo) ha scritto di sé: “Racconta con le immagini la bellezza del nostro pianeta sia fuori che sott’acqua, per sensibilizzare sulla necessità di ridare respiro alla natura, oggi più che mai”.

Per completare questo breve ritratto d’autore ecco il filmato preparato dallo stesso Rizzato in occasione di Torino Spiritualità 2020, in cui racconta l’importanza delle pratiche yoga per Jacques Mayol.

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Città Isaura

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