Pietro Citati: i grandi libri sono eterni e mutabili.

Pietro Citati ci ha lasciati. All’età di 92 anni un altro grande scrittore italiano se ne va, lasciandoci libri preziosi di una “critica letteraria” che è pura letteratura.

Pietro Citati
“La critica letteraria – dice in questa intervista del 2000 a Rainews24 – è il genere letterario più noioso che esista. I miei libri ho l’impressione che siano un po’ meno noiosi di quello che è di solito la critica letteraria. E’ tutto lì. E’ una questione di noia o di meno noia. Poi parlo della letteratura come fosse una cosa che esiste, che c’è, l’essenza stessa della vita. Non ne parlo come di una cosa morta e polverosa come di solito fanno i critici letterari.”
L’intervista conservata nelle Teche Rai risale all’ottobre del 2000. Ne ho un ricordo vivido, solo un mese prima avevo iniziato a intervistare scrittori, a partire da David Grossman al Festivaletteratura di Mantova. E proprio a Mantova incontrai Pietro Citati, la cui scrittura ammiravo e i cui libri mi offrivano la possibilità di conoscere e indagare interi mondi letterari. Gli chiesi se avrei potuto intervistarlo e la prima domanda che mi fece fu: “Quanto dura il servizio?” “Dodici minuti”. Risposi. “Allora va bene.” E osservò che troppe volte gli era capitato di rilasciare lunghe interviste da cui avrebbero ricavato meno di un minuto.

Ricordo la preparazione meticolosa dell’intervista, la ricerca, nell’epistolario di Italo Calvino appena pubblicato nei Meridiani Mondadori, delle lettere che si scambiavano fra loro, lo scandaglio del libro Il male assoluto che fece da base per il dialogo. Ricordo il grande sforzo che feci per restare tranquillo di fronte a uno dei miei scrittori preferiti (allora ero grande lettore di saggistica, più che di narrativa) e quella sorta di distacco cortese che mantenne per la mezz’ora del dialogo. Che però scorse via toccando i temi più vari. Uno dei più interessanti fu il rapporto fra il tempo e la letteratura.

“La permanenza della scrittura – disse – sta nel fatto che i grandi libri noi li rileggiamo sempre. Io Guerra e pace e la Recherche li ho letti ognuno cinque, sei, sette volte, non mi ricordo più. La Recherche forse di più. E ogni volta è diversa. La permanenza della scrittura è la sua mutabilità. Ogni volta leggiamo libro nuovo. La Recherche che ho letto a quindici anni non era la Recherche che ho letto a trenta, non era la Recherche che ho letto a poco più di sessanta, cioè i libri mutano. Non siamo solo noi che mutiamo, sono anche loro che mutano, l’essenza dei libri è la loro infinita mutabilità.“

E’ il loro essere senza tempo?

“No, forse il contrario: la loro temporalità. Non è che i libri cambino a seconda dei tempi che passano. I libri possono cambiare alla rovescia dei tempi, possono camminare indietro, possono camminare avanti, hanno un loro tempo che non è un tempo reale, è il tempo dei libri, che è di una mutabilità infinita. E certe cose al tempo stesso sono eterne, i grandi libri si sa che sono eterni, almeno di quella piccola eternità che noi conosciamo, ma sono eterni e mutabili insieme.”
Per il testo integrale, comprensivo anche di parti non presenti nel video, rimando al testo nelle Teche Rai.

Mi piace invece ricordare un altro episodio, collegato a quest’intervista. Avevo con me la copia de Il male assoluto. Mi sarebbe tanto piaciuto che me la dedicasse, ma non osai chiederglielo, mi sembrava di alterare la professionalità del rapporto che si stabiliva fra intervistatore e scrittore. Ma proprio da quell’esperienza e da quella piccola frustrazione personale nacque l’idea che caratterizzò la sigla finale di Incontri, la trasmissione che sarebbe nata da lì a qualche mese: far chiudere il programma con la firma autografa dell’autore su uno dei suoi libri. A quel punto era un gioco da ragazzi chiedere allo scrittore di aggiungere a quella firma fatta “per esigenze televisive” una dedica personale a chi l’aveva intervistato. Per questo posso vantare, nella mia biblioteca, una collezione di copie autografate (quella del Dalai Lama è senz’altro la più preziosa, ma anche le altre non scherzano, dagli otto Premi Nobel a molti altri) che gratifica anche quel piacere di eterno bambino, di collezionista e di “ammiratore” che si nasconde in ogni lettore e lettrice.

 

 

Città Isaura

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