David Grossman: il valore del silenzio

«Rumore. Questa la prima parola che mi viene in mente quando penso agli ultimi dieci anni. Rumore, tanto rumore. Spari e urla, parole infuocate e gemiti, esplosioni, manifestazioni, e un’infinità di frasi fatte, collegamenti in diretta col luogo dell’attentato, grida di vendetta, rombo di elicotteri, sirene d’ambulanza; e gli squilli del telefono dopo ogni sciagura. Ma all’interno del vortice, nell’occhio del ciclone, regna il silenzio. Lì non arriva l’eco della bufera. La si percepisce soltanto, in ogni cellula del corpo. […] In quel luogo di silenzio ognuno, palestinese o israeliano, capisce con sicurezza tutto ciò che non vuole, o non osa, sapere. In quell’attimo, dentro di sé, capisce che – per quanto possa negarlo a voce alta urlando, perfino sparando –, la sua vita si dissolve si spreca in un’inutile lotta e la sua identità, la sua dignità, la sola esistenza che ha da vivere gli vengono costantemente sottratte da un conflitto che si sarebbe potuto risolvere già da tempo.»

Il video delle Teche Rai

E’ un brano del libro La guerra che non si può vincere di David Grossman, raccolta di saggi edita da Mondadori nel 2003. Sono parole riprese in Un filo di voci. Trentadue scrittori dal mondo, nel capitolo dal titolo “La parola nasce dal silenzio”, in cui la voce di Grossman si intreccia con quelle di Tiziano Terzani, Thich Nhat Hanh e Chan Khong. «I brani di questi autori – prosegue il testo – sembrano tessere una tela comune e indicano una strada che vale per tutta la letteratura: alla base della parola, punto di partenza essenziale per la ricerca di senso e per raggiungere e toccare l’Altro, c’è il silenzio, quello della mente che prima di esprimersi dve fare il vuoto, quello del foglio bianco su cui i pensieri stanno per trovare la loro forma in parole scritte, quello del libro appena acquistato, della pagina bianca che precede il titolo.»

Il tema del silenzio e del rumore, collegato a quello della risposta del cuore allo scorrere del tempo, è una costante delle riflessioni di David Grossman, da sempre. Nel video di questa conferenza tenuta alla Fiera del libro di Torino nel 2002, parte del programma Incontri Rainews, ora nelle Teche Railo scrittore israeliano ricorda quanto fosse centrale nel suo libro che lo portò all’attenzione del mondo, Vedi alla voce: Amore, in cui il protagonista di una delle parti del romanzo vive un’intera vita nell’arco di sole 24 ore. «Penso che le persone – dice fra l’altro Grossman – siano tanto avare per il loro denaro, ma penso che dovrebbero essere avare di tempo. Da un certo punto di vista quando si crea si raddoppia il tempo, si mette la vita in ogni momento e questo lo avverto quando non scrivo, perché quando scrivo ogni giorno è come un mese, o come una settimana.»

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Città Isaura

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