Cecilia Ziano: Il respiro condiviso del Quartetto

Ho preso consapevolezza del respiro quando ho scoperto e vissuto la musica anche come espressione del corpo.
Per me è stata unesigenza far fiorire la mia emotività con e attraverso la gestualità e il respiro. Spesso lo studio di uno strumento viene insegnato tecnicamente, (come si tiene lo strumento e larco, le varie problematiche della mano destra e della mano sinistra, il vibrato, lintonazione, ecc.) il corpo viene usato essenzialmente per i movimenti specifici che servono al risultato, ma in moltissimi casi viene completamente perso di vista il respiro, il nostro orologio, il metro di giudizio del nostro stato fisico e mentale.

Cecilia Ziano  (foto Paola Risoli)

Comincia così il capitolo de Il Senso del respiro scritto da Cecilia Ziano, dal titolo “Il respiro condiviso del Quartetto”. La musica è ben presente in questo libro, rappresentata da sei dei trentatré autori: oltre a lei, violinista, hanno “raccontato” il proprio respiro il jazzista Paolo Fresu, la cantautrice Cristina Donà, il pianista e compositore Orazio Sciortino, il direttore d’orchestra Michele Gamba, la profonda conoscitrice di canti popolari Giovanna Marini.
Cecilia, nata nel Canavese nel 1991, vive a Rotterdam. Suona da quando aveva quattro anni. Diplomata al Conservatorio “G. Verdi” di Torino e all’Hochschule “Hanns Eisler” di Berlino, è, dal 2014, primo violino del Quartetto Lyskamm e Principal Second della Rotterdam Philharmonic Orchestra, recentemente inserita tra le dieci migliori orchestre del mondo. Nel giugno 2019 vince il trial come Principal Second alla Mahler Chamber Orchestra, fondata da Claudio Abbado.
“A ogni suo insegnante – scrive nella sua nota breve nota biografica – deve un pezzo del suo essere musicista.”

Nel suo testo la violinista torna a un ricordo dell’infanzia (collegarsi al proprio respiro rievoca sempre memorie lontane):
Mi ricordo che da bambina mi chiedevo come mai certi musicisti che ascoltavo facessero quasi dei versi e mi sembrava inusuale… Crescendo ho capito che nella maggior parte dei casi questo tipo di respiro era un’espressione di tantissimi disagi fisici che poi si ripercuotevano sul suono, sulla postura, sulla libertà di movimento, ecc.
(Nella foto di Cristian Ruvolo: Cecilia Ziano, Giorgio Casati, Francesca Piccioni, Clara Franziska Schoetensack)

Dopo aver spiegato, fra l’altro, come il primo violino di un quartetto o la spalla di una sezione d’orchestra sia più attento a tutti e meno individualista, scrive: “Ho cominciato a sperimentare al cento per cento la condivisione del respiro in quartetto, dove il respiro di quattro persone diventa un unico ed è la prima cosa che esprime un comune intento o un disaccordo: è sempre un respiro legato strettamente al carattere del pezzo che sto suonando, è un respiro condiviso, respiriamo tutti insieme, lo proviamo, decidiamo insieme che tipo di respiro ha bisogno la musica e che gesto, quindi, è la conseguenza. Sembra banale da dire ma un Allegro” avrà un respiro diverso da un Adagio”, ed è abbastanza incredibile come linizio, la produzione del suono, cambi nettamente quando si respira nel modo giusto, ci si riunisce prima della musica, il gesto insieme al respiro parte, arriva sulla corda e si trasforma in suono nello stesso momento, da tutte le quattro persone coinvolte. Sembra quasi una magia. “

La magia dell’esecuzione e dell’ascolto della musica sta anche in questi particolari, di cui non sempre siamo consapevoli, proprio come avviene per il nostro respiro.

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Città Isaura

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