Quando l’acqua è fuoco. Un’intervista ad Arundhati Roy (Festival di Mantova, 2003)

«Quando incontro Arundhati Roy a Mantova, dove è lei a chiudere il Festivaletteratura del 2003 in una piazza Castello gremita, sono passati sei anni dalla pubblicazione del libro che ne ha segnato la fama internazionale, Il dio delle piccole cose, e siamo oltre lo spartiacque dell’11 settembre.

Dopo il successo si è sentita più forte e riconosciuta per impegnarsi a fondo sui temi che ha da sempre a cuore: le ricchezze e le povertà della sua India, l’umanità da scoprire e da raccogliere in migliaia di rivoli da raccontare e da intessere, le disparità insopportabili.
“L’istinto – racconta ne La fine delle illusioni – mi indusse a mettere da parte Joyce e Nabokov e a rimandare la lettura del librone di Don De Lillo per dedicarmi a rapporti di bonifica e irrigazione, diari, libri e documentari sulle dighe, sul perché vengono costruite e sui loro scopi.”
La sua lotta la porta ad essere fermata più volte e condotta via dalla polizia.

Da lettore affascinato dalla sua capacità narrativa, ma non altrettanto dalla vena saggistica dei libri successivi, devo inventare qualcosa per riproporre la presenza di quel romanzo ricco e intrigante incrociandolo con i temi più legati all’attualità e i suoi libri più recenti. Il luogo più opportuno è il Mincio, una barca che ci porti per un’ora lontani dalla gente, in un panorama capace di avere una funzione di calma, di tranquillità, di riflessione. E persino, a sorpresa, di offrirci dal vivo i fiori di loto della copertina del suo libro più famoso. L’intervista comincia quando la barca si è allontanata dalla riva. Ciak. Si gira.»

Quello che riporto qui è un brano di un mio libro in uscita a settembre per Castelvecchi, Un filo di voci. Trentadue scrittori dal mondo. L’intervista di cui scrivo, realizzzata per la rubrica Incontri di Rainews24 è quella che si può vedere in questa pagina delle Teche Rai, che oltre al video ha il testo integrale dell’intervista. Sono passati diciotto anni da quest’intervista realizzata sul Mincio in occasione del Festival, ma non una sola parola ha l’aria di essere superata, come non lo sono le pagine de Il dio delle piccole cose, che resta a mio avviso il capolavoro della scrittrice indiana, ma anche quelle dei suoi saggi.
«Ho scrittodice fra l’altro la scrittrice indiana su come la cifra di coloro che sono senza casa a causa della costruzione delle dighe varia tra trentacinque e cinquantatré milioni di persone. Oggi, forse, la priorità massima del governo indiano è privatizzare l’acqua. Questo porterà ad una situazione talmente disperata che non possiamo neppure immaginarla. Quindi lì l’acqua è fuoco.»
La privatizzazione dell’acqua e “l’acqua che è fuoco” sono temi più che mai attuali, e non solo in India.

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Città Isaura

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